Nei primi anni dell’Unità compare nelle fiere e nei mercati della provincia di Lecce un singolare fischietto di terracotta smaltata dei figuli di Cutrofiano: il Carabiniere in alta uniforme con il fischietto in “culo”. In quegli anni il governo dei Savoia attua una politica di rapina che alimenta inizialmente il malcontento degli strati popolari più poveri e la reazione sanguinosa del brigantaggio, seguita da quella strisciante di banditi e camorra che occupano il vuoto delle istituzioni. Una situazione in cui l’esercito dei Savoia, di cui i Carabinieri ne facevano parte, intervenne per il controllo dei territori in maniera durissima, uccidendo migliaia di contadini considerati briganti.
Questo fischietto di terracotta, ancora oggi molto diffuso insieme a quelli con il gallo pennuto, o con altri animali domestici, ci riconduce, increduli, a quel periodo dei primi anni dell’Unità d’Italia e ad uno stato d’animo di malcelata ingiustizia verso i poveri contadini meridionali. Una manifestazione di resistenza e opposizione al governo dissacrante e graffiante per l’ironia: una graziosa statuina del milite, resa utile dall’uso, travolta e ridicolizzata in maniera beffarda dal necessario inserimento del fischietto.